Oh, sognatore…. ovunque tu stia andando, io verrò per la tua strada

Lo spettacolo itinerante dedicato alla Luna dal Centro Teatro Universitario per la mostra sul cinquantenario dello sbarco

“Che fai tu, Luna in ciel?”. Questa la domanda che ci siamo posti con gli allievi del Centro teatro universitario dell’ateneo di Ferrara, quando ci hanno guidato attraverso un percorso di sogni, aspirazioni e timori. Lo spettacolo itinerante che prende il titolo dai celeberrimi versi leopardiani  (Che fai tu, luna, in ciel?) messo in scena dai registi Enzo Vetrano e Stefano Randisi,  in occasione della mostra “Spazio 2019, Scienza e immaginario cinquant’anni dallo sbarco sulla Luna, ha coinvolto gli spettatori che si sono mossi fra i “quadri” allestiti nella sede della mostra a Palazzo Turchi di Bagno e quelli nel vicino Palazzo Prosperi Sacrati, già luogo di ispirazione per artisti.

locandina dello spettacolo “Che fai tu, luna, in ciel?”

Nella sede della mostra, fra le testimonianze del progresso tecnologico che ha segnato le tappe dell’avventura spaziale, sono stati recitati monologhi e poesie di grandi autori. Queste “parole in mostra” hanno dato voce a ciò che la Luna suscita nell’uomo:  dallo smarrimento al conforto, dalla speranza al timore. 

Il valore simbolico del primo passo umano sulla Luna, l’impronta – ormai un’icona universale – lasciata come un segno del nostro passaggio, trova voce attraverso gli attori  nel testo di Pasolini, che ripercorre l’antichissimo cammino degli uomini: “fin qui sono giunti, nelle loro infinite migrazioni”. Con grande commozione si accolgono queste parole, che  sottolineano la necessità umana di lasciare un segno, nella consapevolezza che ogni futuro sia destinato a divenire passato.

Insito nell’uomo è pure quel senso di inquietudine che lo accompagna e lo spinge a cercare oltre il dato conoscibile e a volgere lo sguardo con speranza alla Luna, auspicando di trovare in essa ciò che ha smarrito, così come Astolfo va alla ricerca del senno perduto di Orlando. “Potessero le mie mani sfogliare la Luna”, dice  Federico Garcia Lorca, allora forse non  mi sentirei “vuoto di musica e passione”, allora forse potrei dare un senso a queste “ore morte”.

Altre parole prendono vita, questa volta a Palazzo Prosperi Sacrati dove lo spettacolo itinerante ci conduce, con il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Leopardi, dove la Luna è ancora una volta speranza di conforto, depositaria di nuova conoscenza, che ha la risposta ai nostri dilemmi: “Tu forse intendi, questo viver terreno……. E tu certo comprendi Il perché delle cose….Così anche nel “Canto alla Luna” di Alda Merini sembra trovare significato il nostro essere zingari “senza un posto fisso al mondo”.

All’interno dello spettacolo trova spazio anche l’ironia di Dino Buzzati che ricorda l’emozione dello sbarco sul satellite, lo stupore e al contempo il timore che lo hanno accompagnato. 

Infine, dopo l’umano rivolgersi alla Luna, è la Luna che parla alla Terra nel monologo scritto da Riccardo Bacchelli, che tocca con umorismo l’importante tematica relativa al rapporto tra l’uomo e la Natura. 

Lo spettacolo si è chiuso con il cammino dei narratori che, in una cornice suggestiva  tendendo lo sguardo alla Luna, si interrogano sulla vita, nella speranza di trovare risposta. 

Noi visitatori torniamo a casa con le note di “Moon river”, che ci hanno accolto dal balcone di Palazzo Prosperi  fra i pensieri e quella consapevolezza che “There’s such a lot of world to see”. Ancora c’è davvero molto da sognare e forse è proprio questo che ci riempie di emozione nel volgerci alla Luna.