MushROOMS: mattoni di funghi per costruire case nello Spazio

La biotecnologia al servizio dell’esplorazione spaziale e non solo

Immaginare scenari architettonici su pianeti diversi dal nostro o sulla Luna non è solo un esercizio di fantasia, ma la rielaborazione visiva di dati raccolti in decenni di osservazioni e missioni spaziali. Dall’Ames Research Center (ARC) della NASA arriva la notizia che tra i materiali innovativi per future costruzioni spaziali ci sarebbe il micelio fungino, la parte non visibile di cui i funghi  sono i frutti, costituita da filamenti sottilissimi di cellule in grado di dar forma a strutture molto complesse e resistenti.

Rendering artistico di future costruzioni spaziali realizzate grazie al micelio fungino © NASA
Ames Research Center

Resistenza a compressione, flessione e radiazioni

Gli studi sulle proprietà meccaniche dei materiali miceliali mostrano resistenza alla compressione e alla flessione superiore rispettivamente a quella di legno e cemento armato.

La melanina presente in alcune specie di funghi li rende inoltre in grado di sfruttare le radiazioni ionizzanti (quelle emesse dalla radioattività per esempio) a beneficio del fungo stesso, un po’ come fanno le piante con la luce solare attraverso la clorofilla. Ciò fa ben sperare sulla capacità del micelio di fornire protezione dalle radiazioni cosmiche.

Biologia sintetica a servizio dell’architettura

I funghi verrebbero trasportati nello Spazio associati a una struttura di supporto: fornendo acqua all’arrivo basterà attenderne la crescita attorno a quell’elemento. La ricetta insomma è semplice: funghi, acqua, calore, e la casa è fatta! Si tratta “biologia sintetica”, dove tecnologia e sistemi naturali si fondono per fabbricarne di nuovi.

Rappresentazione grafica del progetto di mico-architettura: habitat con cupola tristratificata
©Lynn Rothschild

L’elegante progetto di “mico-architettura” prevede un habitat costituito da una cupola a tre strati: quello più esterno, di ghiaccio, fornisce protezione dalle radiazioni ed è in contatto con un secondo strato di cianobatteri. Questi organismi, in grado di usare la luce filtrata dal ghiaccio, la trasformano, assieme all’anidride carbonica, in nutrimento per il fungo e ossigeno per gli esseri umani. L’ultimo strato, il micelio, garantisce l’integrità strutturale e regola l’umidità dell’ambiente.

Edilizia ecologia, anche sulla Terra

Lo sviluppo di questo biocomposto potrebbe offrire un materiale radicalmente nuovo per la progettazione di  habitat sulla Terra o per le missioni spaziali di lunga durata.

Considerando che quasi la metà delle emissioni di carbonio sul nostro pianeta proviene dall’edilizia tradizionale, soluzioni alternative più ecologiche ed economiche non sono da sottovalutare. Con “materiale miceliale” ci si riferisce a mattoni veri e propri, a similpelle o a composti in grado di produrre luce. Grazie all’ingegneria genetica è infatti possibile trasmettere al micelio caratteristiche di bioluminescenza o renderlo capace di secernere materiale su richiesta come bioplastiche o lattice, sulla scia dei processi con cui normalmente il fungo secerne i propri enzimi.

Questo studio porta l’attenzione al fondamentale ruolo della ricerca su materiali o strumentazioni scientifiche che possano resistere alle radiazioni cosmiche, e gli astronauti insieme a loro, tema affrontato sotto più aspetti nei vari exhibit della mostra “Spazio 2019. Scienza e immaginario a cinquant’anni dallo sbarco sulla Luna”, organizzata dal Laboratorio DOS – Design of Science e dal Sistema museale di ateneo dell’Università di Ferrara presso Palazzo Turchi di Bagno.