
Negli ultimi anni c’è stato un incremento delle iniziative da parte di enti pubblici e privati per rimettere “i piedi sulla Luna”. Non solo un rinnovato interesse scientifico verso il nostro satellite ma la ghiotta occasione di poter essere i primi a poterne sfruttare le risorse naturali, grazie a nuove tecnologie.
A oggi ci sono norme che regolano lo sfruttamento per fini commerciali delle risorse dello spazio extra-atmosferico e dei corpi celesti? Ne parliamo con Diego Zannoni, dell’Università di Padova, autore di diversi articoli sul diritto dell’Unione europea ed esperto di diritto spaziale. Recente la pubblicazione del suo libro ”Disaster Management and International Space Law“ in cui si analizzano le principali applicazioni spaziali come il telerilevamento e le telecomunicazioni e i regimi legali specifici associati.
Il diritto spaziale è un’estensione del diritto internazionale, c’è bisogno oggi di avere degli “avvocati spaziali specializzati in questo campo?”
Questa è un espressione affascinante anche se bisogna fare delle precisazioni.
Se per “avvocato spaziale” si intende una figura professionale che possa dare una consulenza alle imprese che sono collegate alle attività spaziali, sicuramente c’è bisogno di queste persone. Gli avvocati spaziali in questo senso sono esperti di contrattualistica, protezione di dati, tutela di brevetti e di proprietà intellettuale. Si tratta di un know-how di diritto privato, commerciale e di conoscenza del diritto dell’Unione europea.
Diversa è la figura dell’avvocato spaziale, che non definirei avvocato, ma piuttosto un esperto di diritto internazionale pubblico che si occupa dello spazio extra-atmosferico, come me. Ci occupiamo di quella normativa fatta di trattati e di consuetudini che regola i rapporti tra stati nello spazio extra-atmosferico.
Perché in materia di diritto spaziale molte norme sono di carattere generale, e a una prima analisi si ha l’impressione di una disciplina lacunosa e anacronistica?
Ovvio che essendo una normativa elaborata e adottata molti anni fa, in un altro momento storico, risulta lacunosa e non riesce a disciplinare tutti i fenomeni nuovi che si sono presentati ed erano inimmaginabili nel 1967. Certo si tratta di norme generali, ma che appunto possono offrire delle potenzialità e delle flessibilità, soprattutto se combinate con le linee guide e le risoluzioni dell’UNCOPUOS, un organo sussidiario dell’Assemblea generale delle nazioni unite che si occupa della normativa in diritto spaziale.
Gli stati quindi non possono fare quello che vogliono ?
Non è mica il Far West. La gente non può fare quello che vuole, ci sono degli obblighi da seguire. Ci tengo a sottolineare che nel diritto spaziale ci sono cinque trattati a tutti gli effetti vincolanti per gli stati che li hanno ratificati. Bisogna valorizzare la legislazione esistente. Ad esempio l’articolo 4 dell’Outer Space Treaty, (trattato sullo spazio-extra atmosferico) afferma il divieto di collocazione di armi nucleari od ogni altro genere di armi di distruzione di massa nell’orbita terrestre e sulla Luna.
Ci sono delle linee guida da seguire che possono dare luogo a delle consuetudini e diventare vincolanti. Inoltre gli stati più virtuosi e più attenti a certi problemi possono comunque elaborare una propria legislazione locale che può contribuire a lavorare con una certa prassi.
Il diritto spaziale è ancora più attuale se inserito nel contesto della nuova era spaziale che stiamo vivendo. Tra gli argomenti che suscitano interesse c’è lo sfruttamento dello risorse naturali extra-terrestri. A che punto siamo con la normativa ?
Anche se in materia di diritto spaziale e sfruttamento delle risorse non c’è una norma specifica, infatti il trattato sullo spazio-extra atmosferico non prevede lo sfruttamento commerciale di risorse naturali sulla Luna o su qualsiasi altro corpo celeste, ci sono delle procedure da seguire.
Inoltre Stati Uniti e Lussemburgo sono i primi stati che si sono dotati di una legislazione interna che regola lo sfruttamento delle risorse lunari e spaziali, e possono essere quindi da esempio per gli altri. La legislazione interna del Lussemburgo infatti permette agli enti privati di sfruttare le risorse dello Spazio, previa autorizzazione statale. Vale a dire che si possono attuare delle iniziative per lo sfruttamento delle risorse, tutto però deve essere strettamente regolato dagli stati sovrani.
Esiste quindi il concetto di stato sovrano nello Spazio?
Assolutamente no. L’articolo 2 del trattato del 1967 afferma chiaramente, che: “lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo”
Come è possibile quindi sfruttare una risorsa che non appartiene a nessuno?
In teoria se non c’è un diritto di proprietà non si può sfruttare poiché il diritto di proprietà sulla risorsa stessa corrisponde al diritto di sfruttabilità.
Le norme giuridiche però sono interpretabili. Un modo per interpretare le norma è quello di dire se puoi sfruttare e quindi puoi utilizzare, puoi quindi acquisire dei diritti.
Attenzione però, si acquisiscono diritti di sfruttabilità ma non di sovranità. L’appropriabilità e lo sfruttamento sono due concetti completamenti distinti.
Le norme sono interpretabili ma ci sono dei principi generali rigidi.
Per farle un esempio è come succede per le acque internazionali. Le acque internazionali sono un bene appartenente a tutti: qualsiasi paese ha la totale libertà di navigazione, di sorvolo, pesca e ricerca scientifica, purché autorizzate dal diritto internazionale.
Ci sono dei nuovi trattati in studio per regolamentare la sfruttabilità di queste risorse?
No, anche se c’è un comitato di lavoro. In seno all’UNCOPUOS, un trattato per essere ratificato ha bisogno del consensus, cioè nessuna obiezione da parte degli stati membri. Purtroppo, allo stato attuale non si è riusciti a varare una norma specifica in merito alla questione risorse. E’ chiaro che meno leggi si traduce in meno vincoli. Però ancora una volta ci tengo a dire che ci sono delle norme di condotta da seguire.
Ci sono dei Paesi più riluttanti a seguire le linee guida ?
Negli ultimi anni la condotta della Cina e dell’India spaventa un po’. Nel 2019 l’India ha distrutto un proprio satellite per testare una nuova arma anti-satellitare creando migliaia di pericolosi space debris. E’ possibile immaginare che questo atto per il paese sia stato vissuto come una vittoria e che sia stato motivo di vanto ma ma è stato in realtà un disastro ambientale. Bisogna enfatizzare che ci sono delle regole che vanno rispettate.
Qual è può essere lo scenario peggiore in mancanza di norme universalmente riconosciute?
Anche se non è ancora chiaro quando comincerà in concreto lo sfruttamento delle risorse naturali spaziali bisogna impedire comportamenti incauti che possano causare danni in primis al nostro pianeta. Facciamo il caso della possibilità di sfruttare delle risorse minerarie su un asteroide. Si potrebbero provocare cambiamenti di rotta dell’asteroide e mettere in pericolo la Terra.
Ancora, il trattato della Luna stabilisce che ”la Luna deve essere usata per il bene di tutti gli Stati e di tutte le persone della comunità internazionale”. E’ implicita quindi una redistribuzione uguale dei benefici derivanti da un suo possibile sfruttamento. L’accesso alla Luna e allo spazio extra-atmosferico non è uguale per tutti, solo i paesi più avanzati tecnologicamente possono permettersi un certo tipo di esplorazione, aumentando quindi la disuguaglianza tra Stati.
Cosa possiamo fare per evitare che questo accada?
Bisogna cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica E’ l’unica arma che abbiamo per fare pressione sui paesi membri dell UNCOPUOS per attuare delle risoluzioni che tutelino la Terra ed evitino il nascere di conflitti tra stati per interessi commerciali. Quindi è necessario esporre e spiegare il più possibile il pericolo che corriamo con tutti i mezzi che disponiamo, come abbiamo fatto noi oggi con questa intervista.